Eccola....eccola dunque,http://www.linkiesta.it/it/article/2012/12/31/fortuna-istinto-e-tanto-lavoro-il-testamento-di-rita-levi-montalcini/11047/ucome promesso, ecco l'ultima intervista rilasciata dalla professoressa e con tanto...tanto onore e soddisfazione personale e professionale, dico di essere stata io a farla.
Non è stato facile. Anzi. L'anno scorso, quando ho chiamato la sua assistente, la professoressa Tripodi, ormai Pina per me dal momento che questa era la terza intervista che facevo alla professoressa e poi ci siamo anche conosciute e sentite più volte, mi disse che non sarebbe stato possibile poterla fare...perchè la professoressa era ormai completamente sorda e anche di vista non stava affatto bene. Io ho insistito...allora lei ha trovato il modo di farmela fare...purchè e perchè rimanesse una testimonianza per i giovani e per i ricercatori. Mi pregò quindi di fare delle domande su questo tema...tema peraltro molto caro alla professoressa. Ed ecco allora i suoi ultimi pensieri per noi tutti..... facciamone tesoro! E ogni tanto rileggiamocela...per non dimenticare.
Scusate, ma non posso ignorare e sottacere che oggi è il compleanno di mia figlia e voglio farle con questi meravigliosi concetti gli auguri di ogni bene. A Saint Louis è ancora notte e domani mattina, oggi pomeriggio per noi, quando Ilaria, accompagnati i bimbi a scuola, varcherà la soglia dell'Università, dove lei lavora e dove la Montalcini ha lavorato e conquistato il Nobel...bè....che le sia di buon auspiscio per tutto. Auguri Ilaria!
Professoressa, parliamo di donne e di giovani. Giovani ai
quali non perde occasione di rivolgere consigli e suggerimenti. Qual è,
dunque, l’atteggiamento migliore che un ricercatore deve avere rispetto
al suo lavoro e nei confronti di quelli che esercitano la stessa
professione?
Ritengo che sia dannoso per lo studioso rinchiudersi nella propria torre
d’avorio tra provette e microscopi, senza stabilire rapporti con gli
altri. Ed è un’esigenza dello spirito quella di comunicare i nostri
dubbi, le certezze e le vittorie. Il giovane scienziato dovrebbe essere
sempre a contatto con i più anziani e con i più giovani. Sotto questo
profilo la mia esperienza personale è stata molto positiva nel periodo
in cui insegnavo presso la Washington University di Saint Louis.
Arrivati a una certa età occorre diminuire l’attività didattica e
aumentare quella scientifica. Insegnamento e ricerca possono tuttavia
convivere fino alla fine, mentre ricerca e direzione amministrativa si
combinano male. Personalmente non avrei mai lasciato la ricerca per una
carriera amministrativa, alla quale sono connesse anche importanti
posizioni di potere. Nel giovane ricercatore favorirei anche
l’interessamento ai problemi sociali. Non trovo giusto che una persona
viva solo per la ricerca e l’insegnamento. Considero molto importante
che uno scienziato si occupi di altri problemi di natura etica e
sociale. Scienziati di altissimo livello si sono dedicati, a un certo
punto della loro vita, a questi problemi, che riguardano il futuro
stesso dell’umanità.
E quindi?
Quindi, è come asseriva Amaldi: “La cosa principale per un ricercatore
deve essere la dedizione all’oggetto della sua ricerca”. Sono infatti il
desiderio e la passione, che guidano la nostra intelligenza.
L’intelligenza certo è essenziale, ma da sola non basta se non si ha
anche la capacità di dedicarsi con passione e perseveranza alla ricerca.
Al giovane ricercatore, dunque, direi che prima di tutto è importante
avere una guida per trovare il campo più adatto alla propria
inclinazione e di sottovalutare, se può, le altre condizioni di tipo
economico e di carriera.
Certo in Italia la strada è molto più difficile, ma il merito prima o
poi finisce per affermarsi. Oggi i dirigenti preposti alla ricerca
scientifica sono molto più consapevoli, rispetto al passato, che la
maggiore ricchezza di una nazione consiste nel valorizzare le risorse
delle quali dispone: non soltanto, come nel caso della nostra penisola,
le bellezze naturali o l’arte, ma soprattutto la popolazione, dotata di
una notevole capacità creativa, di dedizione e di grande attività
produttiva sia nel settore industriale che in quello scientifico.
La donna in questo periodo, a torto o a ragione, è molto più
protagonista di ieri. Per lei, che ha percorso tutto il secolo passato,
la femminilità è stata un vantaggio o una difficoltà? E come si deve
comportare oggi una donna: assecondare e imitare il modello maschile o
caratterizzarsi nella sua diversità?
Non si tratta di voler essere diverse: siamo diverse. Non abbiamo un
passato di tradizione e di successo come gli uomini. Veniamo ex novo
sulla scena del mondo. Perché continuare a confrontarsi con gli uomini? A
vederli come modelli? A loro possiamo riconoscere che sono riusciti a
costruire la società di oggi, con i suoi meriti e difetti: tra questi
l’aver favorito la competitività, l’ambizione e l’aver tollerato
l’inumanità dell’uomo verso l’uomo. Abbiamo riconosciuto nell’uomo i
caratteri negativi, ma dobbiamo anche riconoscergli quelli positivi che
lo portano al successo, esplicati in ogni campo dello scibile umano. Ma
nella donna ci sono altre attitudini e qualità che possono essere
estremamente importanti. Va cercata quindi una via diversa che si muova
da un principio etico-sociale. Alla ricerca non dell’affermazione di sé,
ma della comprensione del mondo che ci circonda.
Comunque siamo ben lontani, soprattutto in alcune culture, dal raggiungere una piena parità dei sessi. O no?
È opinione generale, suffragata da rigorose ricerche, che le differenze
dei contributi intellettuali femminili e maschili vanno essenzialmente
ricercate nelle condizioni sfavorevoli alle quali è esposta la donna sin
dalla nascita. È confortante constatare che nei Paesi più progrediti,
dove sono diminuite, se non del tutto scomparse le discriminazioni, i
contributi scientifici – e quelli in altre attività culturali – delle
donne sono in continua crescita, quantitativamente e qualitativamente, e
in alcuni settori gareggiano con quelli maschili, mentre permangono a
livello molto basso nei Paesi nei quali ancora sussistono questi
pregiudizi.
Va comunque detto che nel nostro e in altri Paesi ad alto
sviluppo industriale, negli ultimi decenni del Novecento si è verificato
un graduale, anche se lento, aumento della presenza femminile, non
soltanto nel settore sociale ma anche in quello politico e scientifico.
Due cromosomi X hanno sancito per millenni il destino di centinaia di
milioni di donne, in modo del tutto indipendente dalle loro naturali
doti e inclinazioni. Ma i portoni che sbarravano la strada della parità
sono oggi spalancati. Io che nei giorni della mia giovinezza li ho
trovati sprangati, contemplo con gioia la lunga fila di giovani donne
che incedono in massa su questa strada così rigidamente preclusa loro in
passato.
Come ha fatto in questi contesti non certo felici ad avere un
così grande successo nel campo della ricerca? E come è arrivata a
importantissimi risultati?
Con la fortuna e con l’istinto. Conoscevo in tutti i dettagli il sistema
nervoso dell’embrione e ho capito che quello che stavo osservando al
microscopio non rientrava nelle norme. Una vera rivoluzione: andava,
infatti, contro l’ipotesi che il sistema nervoso fosse statico e
rigidamente programmato dai geni. Per questo decisi di non mollare.
Le mie scoperte nascono dall’intuito, dalla dedizione e dalla competenza
scientifica. Ma c’è un altro segreto, ed è la capacità di conoscere i
propri limiti. La vera “astuzia”, nella mia vita di scienziata, è stata
sempre quella di andare a fondo soltanto là dove mi sentivo veramente
preparata.
L'intervista su Linkiesta http://www.linkiesta.it/it/article/2012/12/31/fortuna-istinto-e-tanto-lavoro-il-testamento-di-rita-levi-montalcini/11047/
Grazie per questa bellissima intervista.
RispondiEliminaE auguri a tua figlia!
Donata
Che grandi donne...la Montalcini un esempio...in una delle sue ultime interviste disse:..."non ci vedo quasi più...non ci sento quasi più, ma grazie a questo continuo a nutrire la mente"!!!
RispondiEliminaGrazie a te Mariassunta per questa perla, a tua figlia ed un ricordo per sempre a questa grandissima donna. Bacio. NI
Abbiamo perso una grande donna, una grande persona. Grazie per la tua preziosissima intervista Mariassunta. :)
RispondiEliminaIntanto AUGURI a tua figlia,sia per il compleanno,sia per l'onore di lavorare in luogo cosi importante!
RispondiEliminaPoi a te,,,alla tua fortuna di aver avuto il piacere di conoscere e intervistare UNA GRANDE DONNA!!!
la frase che hai scritto per ultima...credo che sia da tenere a mente tutte noi!
Grazie di questo post
Lieta
Buongiorno mariassunta come stai? Io non so che dire, mi sembra di dire solo cose scontate; la Montalcini è un punto di riferimento ed anche molto forte, per le donne tutte, cosa potrei dire di più senza sminuirla?
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