Per due, tre giorni, Elvira e io non ci muovemmo dall'Haitor se non accompagnate dalla signora Tag, che ci portò a visitare delle chiese caratteristiche e il cottage di Anne Hathaway, moglie del drammaturgo. Una casa tra le tante. In Paese infatti di abitazioni riferite agli Shakespeare ce ne erano parecchie, rigorosamente in stile tudor e tutte visitabili a pagamento. Qui dove era nato, qui dove era cresciuto, qui dove aveva poi vissuto con la moglie. Insomma case a gogò. Un bel modo di fare turismo e cassa. Qualche pomeriggio dopo, iniziò l'esplorazione personale del bellissimo paesino. Scendemmo a piedi e ci infilammo in una strada importante, dalla parte opposta del fiume, la Ely Street.. Qui trovammo subito un fish and chips. E fu subito amore per quel cartoccio unto. Ma la scoperta più bella la facemmo due case dopo, quando ci trovammo di fronte a un ristorante italiano con annessa latteria. Fu la svolta alla nostra solitudine in terra straniera. Facemmo subito amicizia con Bruna, una ragazza padovana. Lei lavorava lì e nel ristorante. I proprietari erano di Parma e il locale era molto raffinato. Se tornate stasera, conoscerete pure gli altri, ci disse. E così facemmo. Tornammo quasi di corsa all'Hotel, per aiutare in cucina a preparare la cena e poi sempre di corsa in latteria. Quel posto diventò un approdo. Conoscemmo tanti altri ragazzi italiani e francesi e un professore di Roma, di cui ricordo ancora il nome, "suonato" per l'occulto. Portava sempre con sè il pendolino. Una sera ci convinse ad andare tutti al cimitero attiguo alla Chiesa, un pò fuori città. Guidando una processione incuriosita e irriverente, ci portò davanti a una tomba molto antica. Non ricordo bene chi fosse e cosa sarebbe dovuto accadere, ma so che non successe nulla. " Non vi siete concentrati abbastanza" ci ammonì. Quindi con aria ancora più scanzonata tornammo indietro. Meglio un caffè e una chiacchiera che le tombe antiche di perfetti sconosciuti.
Un pomeriggio mentre risalivamo verso l'Haitor, la strada era in salita e abbastanza lunga, fummo aggredite alle spalle. Lanciammo un urlo. Era mio zio Nic, il missionario, che tornando da un viaggio in Bangladesh si era fermato in Inghilterra per incontrare degli amici e vedere anche come stavamo noi. Ci chiamava da parecchio, ma noi non lo avevamo sentito e allora aveva deciso di fare una corsa e la sorpresa....da crepacuore. ( continua)
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