venerdì 19 luglio 2013

Ed ecco le patate...


Vi ricordate? Siamo partiti da qui....http://ladonnaincorriera.blogspot.it/2013/05/unidea-per-le-patate.html

Forse avrei dovuto aspettare ancora un pò, ma la prima esperienza serve a far capire tante cose.


                                                  E' stato un esperimento e ha funzionato


                Anche se non ne sono venute molte, questo però ci invoglia a continuare con questa tecnica


                     Che strano...queste sono le madri che non hanno germogliato...che dite le ripianto?


Non ho a disposizione tanta terra e quindi occore trovare le alternative. E questo insieme alle patate è il raccolto di qualche giorno fa..


Ciao
Mariassunta

venerdì 12 luglio 2013

Dove sono le donne del CIF, attivissima organizzazione femminile del dopoguerra?

A richiesta ecco il secondo racconto pubblicato su "Storie di donne" che è la sintesi ( forse troppo, ma la lunghezza è stata dettata da chi ha progettato il volume)  di una chiacchierata con  Maria ( zia Marietta) D'Alessio-Passeri e la professoressa Antonietta Capirci del Centro Italiano Femminile di Latina.
Ricordiamoci che il volume è stato pubblicato nel 1993, quindi tutto è rapportato all'epoca. Riaffiorano con questo racconto i "profumi delle gallette",  quei crackers duri e piatti dei soldati americani  distribuiti nelle merende e accompagnati da cioccolate ...anch'esse americane. Chi se li ricorda?




Antonietta e Maria

Ora se ne parla proprio poco. Anzi sembrano scomparse in un momento in cui non si fa altro che parlare di donne. Ma dove sono e cosa fanno le donne del Cif?
Per un lungo periodo il Centro Italiano Femminile è stato l'unico sodalizio femminile in Italia. Nato, infatti, dopo la guerra come federazione, assorbì tutte le donne degli organismi cattolici: Associazione Maestri Cattolici, Unione Cattolica Insegnanti Medi, Laureati Cattolici, Azione Cattolica, Scouts e altri.
Tutte venivano da una esperienza organizzativa e quindi non persero tempo in chiacchiere. Bisognava ricostruire ogni cosa  e loro si buttarono a capofitto sul lavoro, tanto c'era da fare.

Incontriamo, proprio per farci un'idea due protagoniste che hanno aderito al Cif  fin dall'inizio, ricoprendo incarichi direttivi: Maria Passeri e Antonietta Capirci. La prima è stata per molti anni presidente a Priverno. L'altra è stata vicepresidente provinciale e consigliere regionale e nazionale.



Perchè venne costituito il Centro Femminile?
I brutti postumi di una guerra che aveva lacerato famiglie, sentimenti e punti di riferimento mise a nudo tanti problemi che le donne decisero di affrontare con grande forza. La guerra si era combattuta su due fronti. Gli uomini con le armi e lontano da casa. Le donne con una stupefacente forza di volontà, nei paesi, nelle città e nelle campagne ad accudire vecchi e bambini e a tenere accesa la fiamma della speranza.
A denti stretti, ma con tanta forza.
Terminata la guerra si cercò di rimediare quanto più possibile ai guasti provocati.
Protagonista indiscussa del periodo fu, prima, durante e dopo, la fame. Una grande fame. E le donne italiane si associarono proprio per aiutare la famiglia a ricomporsi e a superare le difficoltà, soprattutto materiali del momento, con lo scopo primario di sostenere anche l'evoluzione e la promozione delle donne. Organizzarono di tutto, dal doposcuola all'assistenza alle famiglie in difficoltà e le colonie estive al mare o in montagna per i bambini.

A Priverno a quel tempo vennero organizzati anche corsi di economia domestica e stenodattilografia e la scuola per minorati psichici ( poi assorbita dall Stato). A tutte le maestre che prestavano servizio in questa attività veniva riconosciuto un punteggio cumulabile per l'accesso ai ruoli dello Stato.

 " La scuola per i portatori di handicap, che prima si chiamavano minorati, l'abbiamo aperta con 9 bambini presso le Suore del Preziosissimo Sangue-  racconta Maria -. E per tre mesi all'anno organizzavamo il doposcuola. Il Comune concedeva l'uso delle aule affinchè le insegnanti assunte dall'organizzazione potessero aiutare gli alunni che avevano problemi con lo studio. Si facevano i compiti, poi una bella merenda e quindi tutti a casa."

Antonietta ricorda il momento formativo dell'Associazione. " Cronache e opinioni" era il giornale che teneva in collegamento le iscritte. Ogni anno le donne cristiane festeggiavano la giornata della donna, che non era l'8 marzo, ma l'8 dicembre. Quel giorno tutte loro si riunivano per discutere le problematiche del momento e fare il punto della situazione. Già da allora si parlava di part-time e della preparazione socio-politica delle donne, di asili nido e di scuole materne.

Nel 1974 venne cambiato lo Statuto dell'Associazione, perchè dopo 25 anni di impegno comune si ritenne di trasformare la federazione nella sua operatività. Il Cif, infatti, riaffermò la supremazia del lavoro con l'obiettivo di aiutare la crescita civile dei singoli e lo sviluppo della comunità. Non solo. Ma si diede anche una organizzazione autonoma dai partiti e movimenti.

Questo fino a qualche tempo fa...ma ora dove sono finite le donne del Cif? Salvo qualche raro e sporadico tentativo di rappresentanza, il Cif sembra aver tirato i remi in barca. Forse perchè le esigenze di oggi sono diverse da quelle di ieri. Forse perchè i danni della guerra sono stati riparati e le donne sono diventate più autonome e responsabili. O forse perchè l'associazione si è schierata contro alcune battaglie civili che hanno visto invece vincenti le rappresentanti dell'altra metà del cielo?

mercoledì 3 luglio 2013

Marietta la levatrice: le sue mani hanno dato la vita a tanti, me compresa.

Mi hanno sollecitato a riportare una storia che appartiene a molti e che è stata pubblicata anni fa in un libricino dal titolo "Storie di Donne". Le giornaliste raccontano
Sono tre le mie storie in questa pubblicazione. La prima ed è forse la più bella è quella di Marietta ( Maria Salvagni) l'ostetrica che ha fatto nascere tre generazioni di persone. Riguarda un ambito specifico sì, ma è la storia delle nascite di un'epoca.

Marietta la levatrice.
   
  Mi sta aspettando sul pianerottolo ed è molto emozionata.
 
 "Ti ho raccolto il giorno di Santa Maria Goretti" , mi dice facendomi strada verso il salotto. Seguo la sua figura imponente e autoritaria che ottantotto anni di vita non hanno affatto piegato.
  
  Si accomoda e si rilassa l'ostetrica Maria. Ora può iniziare a ricordare. E' incantevole. Una testimonianza di vita incantevole.
  
   Richiama alla mente tutti quelli che lei ha "raccolto" durante la sua attività di levatrice e il registro dell'anagrafe è poca cosa. Sono i momenti della nascita e tutte le circostanze che l'hanno accompagnata. E i momenti della vita vanno di pari passo con quelli della morte: ".. mentre nasceva Concetta, moriva don Carlo". E' la storia di un intero paese: " Raccoglievo dai 2 ai 3 bambini al giorno - dice e non erano solo di Priverno. Durante la guerra infatti c'erano anche gli sfollati di Cassino, Sperlonga, Latina, Terracina e Scauri. Vivevano tutti ammassati dentro il Castello di San Martino e a Caciara e dovevo assistere anche loro."

   Mentre parla Marietta cerca di coprire i colpi di tosse che turbano la tranquillità dei ricordi, con le mani. Quelle mani che hanno aiutato le donne a dare la vita non stanno mai ferme. Si posano in grembo, si alzano a descrivere momenti felici o circostanze rischiose: " Io glielo dicevo alla partorienti, voi dovete fare quello che dico io". E narra di nascite podaliche e di primipare che non hanno avuto nessuna lacerazione. La ricetta? Olio di oliva e ...tempo! Tanto tempo. I parti di una volta erano caratterizzati dal tempo: il tempo del nascituro. Ci impiegava tutto il tempo che voleva per venire al mondo. Nessuno aveva fretta. Oggi il parto pilotato programma ferie e vacanze e l'episiotomia, il taglio anticipato per evitare la lacerazione dei tessuti, è diventata un'abitudine. E' cambiato completamente il concetto di "tempo".

   Diplomatasi nel 1923 a Roma, Marietta ha iniziato subito a lavorare come ostetrica al Policlinico Umberto I, poi a Terracina, a Sezze, a Bassiano, a Roccasecca e dal 27 marzo 1938 " era la settimana santa" a Priverno fino al 1973.

   " Seguivo le donne incinte fin dal primo mese - racconta - e controllavo se c'era l'albumina nelle urine. Via via che passavano i mesi e si avvicinava il momento del parto, il rapporto si faceva sempre più confidenziale. Gli ultimi giorni organizzavo tutto: bisognava preparare i fiaschi direttamente sui carboni  e acquistare il pacco ostetrico in farmacia. Cosa conteneva? Tutto il necessario per il grande evento: 500 gr. di alcool, 200 gr. di ovatta, garze e saponetta Mantovani. Il pacco lo passava l'Amministrazione Provinciale. Poi facevo acquistare i giornali, molti giornali. Servivano a proteggere il materasso. E pronta doveva essere anche la "spianatora" ( tavola di legno usata per fare il pane) che andava messa sulla rete. Serviva a non far soffocare il bambino appena metteva fuori la testina. Un periodo venne disposto che non si poteva fare il bagnetto al bambino appena nato. Si puliva allora con l'olio di oliva".

   La signora parla con molta dolcezza, solo la tosse la irrigidisce. " Per riscaldarci durante le lunghe attese in campagna bruciavamo i " turzi" ( gambi dei carciofi). E' come se avessi fumato chissà quante sigarette e mi è rimasta la bronchite cronica". E' la sua malattia professionale.

   "Non che avessi tanto tempo per pensare quando mi venivano a chiamare", dice.
  Chiamavano dal vicolo a voce alta, ricorda, e qualsiasi ora fosse e qualsiasi tempo facesse, lei prendeva la sua indispensabile valigetta da ostetrica con l'occorrente, stetoscopio, fiale antiemorragiche, siringhe, e via...a piedi o in canna di bicicletta raggiungeva la campagna.

  Tira fuori dal cassetto l'album delle foto. Eccola mentre riceve dal sindaco di Priverno la medaglia d'oro con l'encomio per il servizio prestato a tutta la comunità; eccola con la sorella mentre si riposa nella sua casa di Maenza ed eccola ancora giovane agli inizi del suo lavoro e della professione. Una professione durata oltre quaranta anni.

   E di notte quando non riesce a prendere sonno, Marietta "la levatrice" ricorda nella preghiera le tre generazioni cha ha aiutato a nascere.



                               La foto postata su Fb è di Antonietta Volpe e la signora alta vestita di nero è la signora Maria Salvagni. Nasce da qui questa  storia...

Santa Maria Goretti è fra qualche giorno ed è il mio compleanno. E' questo lo considero davvero un regalo meraviglioso. Grazie per l'idea che avete avuto di riportare in "auge" questo bellissimo racconto, che la famiglia all'epoca inviò anche all'Associazione Italiana di Ostetricia. 
                                         

                                                                     Ciao
                                                             
                                                               Mariassunta