martedì 29 ottobre 2013

Orto d'artista: i pomodori di Cesare Fullone ( parte prima)

Ci siamo già stati nell'orto del famoso scultore milanese Cesare Fullone. Ma ogni tanto merita tornarci...perchè la sua passione non può rimanere nascosta. Ha coltivato quest'anno dei pomodori per nulla consueti. Particolari e ottimi. Ve li mostro con accanto le sue considerazioni e i suoi giudizi su sapore e consistenza....
"Cominciamo con qualcuno di quelli un pò più strani.

Immagine
Purple Calabash

Immagine
Purple Calabash, bellissimo questo nero-viola.
Sapore ottimo, però buccia un pò persistente.

Immagine
Zapotec Pink Ribbed. Questo lo mangiavano gli Aztechi.
Complessivamente buono.

Immagine
Il Reise, secondo anno, come si fa a non coltivare un pomodoro così!
Dal primo piano si capisce perchè è chiamato anche Pomodoro del pellegrino.
Evitando di mangiarlo tutto, se ne può staccare una parte senza danneggiare la parte restante.
Ottimo per i parsimoniosi in viaggio.

Immagine
Pomodoro big arcobaleno. I miei non sono venuti tanto big.

Immagine
Corrogo. Simpaticissimi, a grappoli come ciliegini ma più grossi e di sapore migliore".

  Ma questo è solo un anticipo. Ce ne sono altri...ma preferisco, per non sminuire tutta questa bontà, bellezza e passione, fare un secondo post. Così da poter anche noi goderne appieno.

A presto
Mariassunta

martedì 22 ottobre 2013

Mano nella mano.



Non riesco a non pensare alla tua piccola manina chiusa in quella della mamma. Una stretta piena di fiducia e amore. Tu e la mamma. Non ci può essere più sicurezza e tranquillità quando sei piccolo e  procedi accanto a lei. Stretto a lei, che ti guida con affetto e amore mentre tu cammini fiero e protetto, guardandoti intorno.  




Sarà stato così anche quella sera. Chissà quante volte avrete attraversato quella strada, mano nella mano. Certo tu non potevi sapere, non potevi immaginare che oltrepassare.....


giovedì 17 ottobre 2013

Cibo di strada a Roma: Stefano Callegari ha inventato il trapizzino con il picchiapò



Non è un gioco di parole il mio. Sia chiaro. Il trapizzino, che molti non conoscono,  è un panino formato da angoli di pizza bianca riempiti con carne, pesce e interiora, ingredienti essenziali di ricette famose e tradizionali della cucina tipica romana. Due elementi che non si erano ancora mai incontrati e che qualche anno fa sono stati combinati in un felice matrimonio. E da allora infatti….vissero felici e contenti

Già, perché dovete sapere che questo matrimonio, questa combinazione di sapori ha dato vita a un nuovo modo di mangiare. Qual è la novità, dirà qualcuno, se la pizza bianca si mangiava già farcita?  Certo, di formaggio o prosciutto, ma non di roba cucinata, non di sapori forti, non di carne ricca di sugo. Ora la  pizza bianca viene riempita di tutto quello che è di più tipico e caratteristico  della cucina romane, vale a dire … polpette al sugo, coda alla vaccinara, trippa al sugo, pollo alla cacciatora, lingua in salsa verde, coratella d’abbacchio con carciofi o cipolle, seppie e piselli  e il famoso picchiapò. 






Sì, anche il picchiapò. Qu'est ce que c'est ça? Chiedeva, in  “C‘eravamo tanto amati”, Stefano Satta Flores al “Re della mezza porzione”.  “E’ manzo lessato e ripassato in padella con cipolle e pomodoro”. “ Ma io vedo poca carne e tutte cipolle”,  rispondeva lo spiritoso professore. “ A Sor Maè – gli rispondeva piccato l‘oste - ci stanno 5830 trattorie a Roma. C’hai ampia scerta”.

Ora le trattorie sono molte di più. Ma Roma non aveva ancora il suo street food caratteristico. L’idea di questo connubio è venuta a Stefano Callegari, che dopo aver girato il mondo come steward, è arrivato alla conclusione che al cibo italiano e a quello romano in particolare non ci si può rinunciare, per nessuna ragione al mondo. Come offrire allora una seconda possibilità alla tipica cucina romana, generalmente così piena di sugo e di intingolo che non la si può gustare se non da un piatto e seduti? Se altre cucine tipiche offrono questa possibilità,  come ad esempio il Lampredotto a Firenze o U panu cà meusa,  panino con la milza, a Palermo, perché rinunciare a Roma al piacere di una "scarpetta on the road"? si è chiesto Callegari. L’idea è stata allora la pizza. O meglio …l'angolo della pizza bianca cotta nella teglia, che avendo due lati chiusi, poteva essere un bel posto dove mettere qualcosa di assai gustoso. A questo punto mancava l’accorgimento tecnico su come trasformare una teglia di pizza bianca in tanti angoli di pizza. Risolto questo ecco venir fuori tante pizze-tasca che custodiscono un prezioso, ricco e saporito manicaretto. L’avreste mai detto?

Il successo è stato immediato e le recensioni positive, dal Gambero Rosso al New York Times, passando per le maggiori guide sul cibo da strada, più un paio di premi qua e là, ne hanno fatto in poco tempo un classico della "cucina romana da passeggio"e di Callegari e soci e vale la pena citarli, Antonio Pratticò,  Kabir Humayun e Gabriele Gatti, degli straordinari creativi di cibo tradizionale. Che non è poco.

Dove trovare i trapizzini. Ovviamente “ner core de Roma”, cioè a Testaccio. Vicino alla Chiesa di Santa Maria Liberatrice, c’è il locale di Callegari. Si chiama 00100 Pizza ( sintesi tra la farina 00 e il CAP di Roma -la creatività e la romanità di queste persone è davvero inesauribile davvero. Complimenti ancora.)

I prezzi? 6 euro quello grande e 3,50 quello piccolo. Si comprano e si portano via.
Fatemi sapere dopo che vi ho dato questa dritta....come è andata eh!

Ciao
Mariassunta





giovedì 10 ottobre 2013

Cheeese!

Ero curiosa di farlo.
Leggevo, leggevo, leggevo e non vedevo l'ora di mettermi alla prova.
Così ho incominciato ad organizzarmi. Non è poi che servisse chissacchè! Occorreva solo comprare il caglio e poi il latte crudo e il termometro. Tutte le altre cose le avevo già in casa.

Ho provato con il latte del super la prima volta ed è uscita una bella caciotta. 

Poi ho scoperto che vicino alla mia città ci sono delle fattorie che vendono il latte crudo, quello appena munto. Ora lavoro questo....

Adoro fare i formaggi...anche perchè mi piacciono molto, ma non avendo tanto tempo a disposizione li faccio davvero ogni tanto. 

Questo è l'ultimo che abbiamo aperto questa estate, quando c'eravamo tutti. E' un montasio con una stagionatura di 4 mesi.

Una vera delizia.

.

                                                                           Ciao

                                                                     Mariassunta