Oggi c'è tanto vento, ma l'anno scorso, il 17 dicembre, c'è stata una grande nevicata che ha colto tutti di sopresa. Soprattutto quelli come noi che non ci sono abituati.
Vi ripropongo allora alcune foto scattate da mio marito nel mio giardino e nei dintorni della nostra casa.
E' un omaggio alla città dove vivo per festeggiare i suoi ...non troppo ben portati 79 anni!
Domani 80 anni...il 18..
RispondiEliminaInfatti!!!!!
RispondiEliminaE da St Louis a Beijing...
RispondiEliminaQuello che e’ piu’ evidente nel panorama culturale della Cina di oggi giorno e’ l’eterno dilemma tra il vecchio e il nuovo, che pero’ in Cina e’ molto piu’ forte vista la crescita economica cosi’ vertiginosa e l’apertura verso l’occidente dopo secoli di isolamento.
La Cina ha una cultura ricca e millenaria che sta cominciando a deteriorasi a contatto con la nuova ondata della cultura occidentale: come sempre, I giovani sono I primi a buttare all’aria il vecchio per sposare senza reserve il nuovo. Ma giustamente l’elite culturale si concentra piuttosto nell’assimilare il nuovo nel quadro della vecchia tradizione e non limitarsi a produrre brutte copie dell’occidente.
Una grande tradizione cinese e’ l’Opera, ce ne sono diverse, quella di Beijing e’ la piu’ famosa ma ci sono delle variazioni in altre provincie. L’opera e’ molto seguita nelle zone rurali interne e non piu’ nelle grandi metropoli; e’ ancora venerate dale vecchie generazioni ma snobbata dai giovani.
Una delle iniziative del Teatro Nazionale di Beijing (quel bellissimo edificio a forma di uovo costruito in occasione delle Olimipiadi) e’ di creare nuove opera cinesi ma con l’orchestra e la maniera di cantare caratteristica dell’opera italiana. Una delle piu’ famose e’ Xi shi, una storia dell’antica Cina, con costumi cinesi e cantata in cinese, ma con la musica occidentale e il canto operatico italiano. Mi sarebbe piaciuta vederla ma questa settimana il programma prevede la Tosca di Puccini. Ci sono andata comunque e sono rimasta impressionata dalla tecnica e l’eleganza del soprano cinese, del basso e del coro (solo il tenore e il direttore della produzione erano italiani).
L’opera italiana e’ molto conosciuta e amata dai cinesi di Beijing, sopratutto Verdi e naturalmente la Turandot, che e’ conosciuta in Cina sin dall’epoca di Verdi.
Il teatro e’ bellissimo, proprio a due passi dalla Citta’ proibita, nella piazza Tien An Men. Il palco routa per cambiare scena e crea degli effetti architettonici speciali senza l’uso di mezzi multimediali.
Un altra opera cinese-moderna s’intitola Marco Polo ed e’ la storia di un giovane veneziano dei tempi nostrl, che leggendo il Milione di Marco Polo, sogna di seguire le sue traccie e si ritrova nella Cina immaginaria di secoli fa’. I miei colleghi mi dicono che Marco Polo e’ molto conosciuto in Cina, tutti conoscono il suo libro. Ho notato negozi, agenzie di viaggio, banche che si chiamano Marco Polo, l’unica scritta in alfabeto occidentale tra tanti caratteri cinesi.
Io credo che la cultura cinese non va preservata cosi’ com’e’, perche’ ci si deve sempre rinnovare altrimenti si muore. L’influsso occidentale da una nuova linfa vitale e crea nuove idée. Lo stesso si puo’ dire con la cultura occidentale assorbendo idée dalla Cina. D’altronde, non e’ quello che e’ sempre avvenuto nella storia dell’umanita’?
Ancora sulla Cina....
RispondiEliminaUna delle controversie attualmente in Cina e’ l’imposizione alle coppie di avere un solo figlio. Da un lato e’ vista come una violazione dei diritti umani, e dall’altro come una necessita’ economica. La costrizione e’ acuta nelle zone rurali, perche’ l’agricultura e’ ancora basata sul lavoro umano e ha bisogno di braccia, e nelle fascie poverissime, dove c’e’ ancora tanta mortalita’ infantile e I genitori si ritrovano senza figli quando e’ troppo tardi per produrne altri.
Ho sentito un programma televisivo (nel canale in lingua inglese) doveva si faceva un parallelo con l’India, che ha lo stesso problema di limitare la crescita della popolazione. In India il governo has scelto di evitare la legge costrittiva e di usare incentive economici per scoraggiare la produzioni di grandi famiglie. In questo modo pensano di adeguarsi al principio democratico ma ottenendo lo stesso risultato.
Mi e’ sembrata una idea molto intelligente e ho chiesto l’opinione di uno dei miei colleghi. La sua risposta e’ stata interessante: “Ma questo non e’ giusto, perche’ solo I ricchi si possono permettere di avere piu’ di un figlio”.
Sono rimasta sconcertata di vedere una diversa prospettiva: la legge non e’ vista come una imposizione del governo dittatoriale ma come una maniera di stabilire una uguaglianza. E poi ho pensato a come la scala dei valori sale in proporzione alla scala economica dove il livello piu’ basso e’ quello della semplice sopravvivenza. Le societa’ che hanno passato questo primo livello e hanno raggiunto una ricchezza piu’ proporzionata, si possono permettere il lusso del diritto di scelta. Ma che diritto di scelta ha un povero essere umano che non sa se riesce a preparare un pasto al giorno per rimanere in vita.
Un’altro commento in risposta alla maniera Indiana e’ che questa misura alternative non sta funzionando: l’India non e’ ancora riuscita a limitare la crescita cosi’ come in Cina.
Insomma, io non so cosa pensare….