venerdì 16 marzo 2012

Intervista a Ignazio Marino su sanità e ricerca in Italia


              
Senatore  Marino, Lei attualmente è Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, e membro della Commissione Igiene e Sanità. Ma è d‘obbligo affrontare con Lei, in primis il problema del biotestamento. Lei ha più volte dichiarato che in questo ddl la volontà del cittadino non vale. E ha anche aggiunto che non si può parlare di questo argomento senza scatenare accuse violente e che ci vorrebbe più attenzione alla scienza e meno arroganza e meno ideologia. Tra l’altro l’Eurispes ha anche detto che sono contro questa legge il  77 % degli italiani. su 100. Insomma Senatore perché ci si ostina ad andare contro la volontà degli italiani?

Credo che vi sia una sostanziale lontananza della politica dalle persone e dalla vita quotidiana. Si ragiona ormai per principi astratti e questa consuetudine deriva anche dall'impatto che l'attuale legge elettorale ha avuto sul Parlamento, costituito ormai da rappresentanti nominati dalle segreterie di partito e non dagli elettori. Le informazioni scientifiche dell'Eurispes che Lei ha citato non illustrano solo l'opinione di chi è di sinistra. Non vi sono strumentalizzazioni o plagi: risulta chiaramente che il 76% di chi guarda a destra e il 64% di chi si riconosce nel centro vuole una legge che permetta alle persone di scegliere a quali terapie sottoporsi e quali rifiutare.
A chiederlo quindi sono tutti, anche gli elettori di questa maggioranza che sta per tradirli imponendo ostacoli alla libertà. Si rafforza ancora di più la mia convinzione che la politica debba fare un passo indietro al più presto. Io credo che una legge amica della vita si debba basare su due principi complementari: rispetto per le scelte e liberta' dell'individuo. Basterebbe a questo scopo un solo articolo che, a proposito di nutrizione e idratazione artificiale, preveda che queste debbano sempre essere garantite per chi non le abbia esplicitamente rifiutate nelle dichiarazioni anticipate di trattamento.

 Recentemente c’è stato un allarme emoderivati. Un quotidiano ha parlato di  "guerra del sangue", e che i test su alcuni emoderivati per i quali e' stata chiesta l'autorizzazione all'immissione in commercio non sarebbero completi ne' conformi a quanto richiesto dalle norme Ue e dall'Agenzia Italiana del Farmaco. Come fa la gente, e i pazienti in particolare, a starsene tranquilla se legge poi queste notizie? Chi garantisce la salute dei singoli?

Dobbiamo davvero essere attenti a non minare il rapporto di fiducia tra paziente e medico con generalizzazioni o prese di posizione veementi: non promuoviamo un clima di caccia alle streghe che crea tensione e stress tra i tantissimi medici, infermieri e tecnici che ogni giorno e ogni notte si presentano in corsia con l'unico scopo di aiutare chi soffre.
Per quanto riguarda, nello specifico, la vicenda dell'Aifa vi sarebbero dei deficit nei controlli e comunque difficoltà riconducibili alla condizione di monopolio nell'offerta degli emoderivati. Da contatti informali, so che il Ministero della Salute sta curando la problematica, tuttavia sono rimasto perplesso dal percorso con cui il ministro Ferruccio Fazio nelle scorse settimane ha voluto ottenere un chiarimento della questione. Esiste un conflitto di interessi: è impensabile che il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Enrico Garaci, possa esprimere un parere super partes sulle indicazioni di chi è alla guida dell'Istituto Superiore di Sanità, se sono la stessa persona. Sono certo che, come me, il Ministro ormai rileva una contraddizione imbarazzante che va chiarita al più presto.


 Le nomine nella Sanità rimangono sempre un problema di trasparenza e anche di professionalità. Si cercano nomi sempre tra amici e parenti dei politici di turno e non se ne esce. Lei più volte, forte anche del suo percorso professionale all’estero ha ribadito che la  politica deve restare fuori dalle nomine in sanità, e che il Pd deve indicare ''con chiarezza i criteri oggettivi per la selezione di direttori generali e primari''. Quali sono questi criteri senatore Marino?

La politica dovrebbe stare fuori dalle corsie degli ospedali: i primari non devono essere selezionati discrezionalmente dai direttori generali o manager delle Asl come accade oggi, ma mediante un concorso per titoli ed esami e reso pubblico su internet. La valutazione deve essere eseguita da una commissione di esperti di altre Regioni; solo così si può avere una vera trasparenza. Per i direttori generali serve un albo nazionale a cui si accede solo se si hanno titoli di formazione scolastica e preparazione amministrativa adeguati. Così la politica potrà scegliere, ma solo all'interno di questo elenco a cui saranno iscritti solo i candidati davvero competenti. Ora invece i direttori generali hanno la possibilità di presentare i titoli fino a 18 mesi dopo l'assunzione dell'incarico. In quale altra professione si viene assunti per una posizione di vertice prima di aver presentato i titoli che dimostrino la preparazione scolastica per quel ruolo?


 I legami tra case farmaceutiche, medici, ricerca e marketing, le ricorrenti pandemie, le truffe sul Web e il già citato caso Aifa. Ma soprattutto, l'uso e l'abuso di farmaci tra gli italiani che ormai prendono pillole per tutto. E’ uscito recentemente anche un libro sull’argomento che mette il dito nella piaga, analizzando i rapporti che legano le case produttrici di farmaci, gli informatori scientifici, i medici, le aziende sanitarie, gli ospedali etc. Risulta che nel 2009 gli italiani hanno ingoiato  quasi una compressa a testa al giorno e che sono state prescritte  926 dosi di farmaco al giorno  ogni mille abitanti, contro le 580 del 2000.  La spesa farmaceutica  ha superato i 25 miliardi di euro, di cui il 75% a carico del Servizio sanitario nazionale. Sempre questo libro riporta le cifre della spesa delle aziende farmaceutiche in marketing e promozione, che si aggira intorno al  30% del loro fatturato, mentre spendono in ricerca esattamente la metà: il 15% e il 20%. Da medico e ricercatore ci dica come si potrebbe invertire, al pari degli altri Paesi stranieri, questa tendenza davvero abnorme.


In un sistema sanitario pubblico come il nostro, esercitare un controllo rigoroso su come vengono utilizzate le risorse a disposizione è importantissimo. Si potrebbe fare meglio rispetto a come si fa attualmente se avessimo introdotto, come in altri Paesi, un'autorità di valutazione e verifica, indipendente dalla politica.
Prendiamo il caso del principio attivo che oggi rappresenta una delle voci di spesa molto significativa, l'atorvastatina, utilizzata nella terapia per diminuire il livello di colesterolo nel sangue e molto importante per prevenire il rischio di infarto o di altre malattie cardiovascolari. La spesa per questa molecola è di 369 milioni di euro l'anno, ma il problema è che il farmaco, molto spesso, non viene prescritto con continuità; i pazienti ricevono la cura per un paio di mesi, magari sei, e poi basta. In questo modo si tratta di una spesa inutile per il Servizio Sanitario Nazionale e di una terapia senza efficacia per il paziente. Era stata avanzata una proposta nel 2000-2001, quando era ministro della Sanità Umberto Veronesi e poi parzialmente ripresa nel 2007 durante l'ultimo Governo Prodi, che riguardava la tracciabilità digitale delle ricette dei farmaci. Un'innovazione che semplificherebbe la prescrizione e la possibilità di verificare se un farmaco viene prescritto in modo appropriato, con continuità o discontinuità. In secondo luogo, si eviterebbero le truffe che ciclicamente leggiamo sui quotidiani. Nella mia esperienza personale, avendo vissuto e lavorato negli Stati Uniti per vent'anni, ho sperimentato anche cosa significa avere un'assistenza sanitaria organizzata da un'assicurazione privata. Loro, a fine anno, mi inviavano un report completo di tutte le spese sanitarie affrontate, dettagliato per farmaci e ricoveri. Avere una tracciabilità digitale di questo tipo rappresenterebbe un'innovazione per il nostro Servizio Sanitario Nazionale e una responsabilizzazione dei cittadini meno attenti.

(ho fatto questa intervista  pochi mesi fa per un mensile economico)

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