venerdì 6 aprile 2012

Sacconi, catene e bastoni appena pitturati!

Non è un post politico ...ma un ricordo di un giorno particolare.

Il ricordo del venerdì santo e dei suoi riti. 
Riti che vissuti in un Paese e in una comunità si sentono di più e che invece se vivi ora in una città come la mia, si perdono e si dimenticano.

Una città senza tradizioni è come una città senza radici.

A Priverno, mio paese natio, la processione del venerdì santo è molto sentita. E' antica e si tramanda da generazioni, tanto è vero che la partecipazione è massiccia. Ogni parrocchia, contrada o vicolo, porta una sua "macchina" che raffigura una scena della Passione. Ogni tanto ci si ferma e si sosta per dar modo ai cantori di intonare e "attaccare" l'inno triste e cupo di quella raffigurazione.

Ci saranno almeno 10 di queste macchine che aprono quella che sarà poi la vera processione con la bara di Gesù morto!



Ma  poco prima della bara il silenzio si fa totale. Sssstttt.....arrivano! State zitti....ecco sentite? Sì, si sentono le catene strisciare a terra. Ed ecco due persone incappucciate e vestite di nero...donne o uomini chissà...nessuno le conosce, la loro identità è nota solo all'arciprete e al comandante dei carabinieri... che per espiare chissà quali colpe, si infilano questi sacchi neri e vanno in processione a piedi nudi trascinandosi dietro delle grosse catene legate alle caviglie.

Tutti arretrano a questo passaggio colti da un brivido di mistero e di paura, cercando di immaginare dalla figura e dai piedi chi potrebbe essere questo "peccatore". Donna o uomo? Conosciuto o sconosciuto? Nessuno lo saprà mai.

Un passaggio lento....come lento è il rumore metallico che penetra dentro!



Ma ecco voci lontane di donne che cantando smorzano e alleggeriscono questo silenzio.

Sono le "vedove nere". Donne giovani e anziane vestite di scuro e con una bandiera nera in spalla, che accompagnano nei due lati della bara... "cataletto" di Gesù morto, cantando mesti nenie.

Ho un ricordo leggero di un lontano venerdì santo.
Era l'anno della maturità e con la mia amica Elvira, decidemmo di andare anche noi.

Ma ahimè fu l'anno in cui le bandiere da 6 passarono a 8. Ora ne sono molte di più.

Fummo le ultime ad arrivare in Cattedrale e ci toccarono le ultime due bandiere.

I bastoni erano stati verniciati di fresco. Ma che potevamo fare? Rinunciare? Mai!
Durante la processione iniziò a piovere e la vernice scivolò sopra i nostri cappotti neri che ci avevano prestato. Eravamo giovani e all'epoca il nero si usava solo per portare il lutto. Non era di moda come ora. Quindi ci facemmo prestare da amici e parenti indumenti che rovinammo paurosamente. 

E questo nero " marronato" del mio ricordo "leggero"  si interseca, confonde e lega a una tradizione vera e davvero sentita!



Le foto sono dell'amico e collega Sandro Paglia



5 commenti:

  1. Ciao Mariassunta,la descrizione di questa antica tradizione mi ha colpito molto...mentre leggevo le tue parole quasi riuscivo a vedere le figure nere e il rumore delle catene...credo che il tuo "essere legata"a questo evento venga trasmesso!
    Auguri Lieta

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    1. Ciao Lieta, mi piace pensare che le mie parole rendono bene l'idea e la senzazione che voglio trasmettere. Auguri anche a te Lieta e alla tua famiglia. Ciao Mariassunta

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  2. ciao! Non sono religiosa, forse un po' pagana e primitiva, nel senso che i riti intensi mi emozionano molto :D. Ricordo le processioni di Siviglia per la Settimana Santa, un nodo alla gola...
    Auguri!

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    1. Hai ragione Cinzia...tutte queste tradizioni alla fine hanno ben poco di religioso. Ma servono a mantenere in piedi le tradizioni. Ciao e tanti auguri anche a te, Mariassunta

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  3. Bello l'articolo ... e veritiero sul clima vero della Processione, stazioni di un'antica Via Crucis, e non di una rappresentazione. Devo, però, precisare due cosette. I Penitenti neri non sono delinquenti nè malfattori: sono personi comuni, pipernisi che sciolgono un voto o chiedono una grazia attraverso il loro sacrificarsi per le vie cittadine portando la croce come il Cristo... non a caso precedono la macchina del Calvario e rappresentano la fatica e la sofferenza della scalata , con la croce sulle spalle. Le donne in nero, invece, non sono vedove...originariamente erano le vergini che accompagnavano il Cataletto, il letto della morte di Gesù, e solo ragazze non ancora sposate potevano accompagnarlo; con il passare del tempo l'accesso alle bandiere è stato dato a tutte le donne che ne facevano richiesta: chiamarle "vedove nere" come qualcuno ha già fatto in altri articoli... è uno scandalo! E perchè non spendere una parola per i Penitenti bianchi che ancora oggi, in numero minore, fanno ala ai neri? Era la Confranternita del Suffragio che inizialmente doveva difendere i due Sacconi dall'oltraggio del popolo che li dileggiava (pensando a chissà quali peccati) e, a quanto mi raccontava mio padre, a terra, lungo il percorso, qualcuno spargeva chiodi e pezzi di vetro per vedere i loro piedi sanguinare! Insomma, a pensarci una novella Gerusalemme al passaggio del Cristo! E, a proposito, quell'anno dei bastoni verniciati di fresco c'ero anch'io nel gruppo delle vergini! I miei guanti neri....divennero marroni!Ne ho conservato uno per ricordo! Ciao!

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